Secondo classificato III Concorso SEPAR racconto breve
Traduzione di Sabrina Pino; Revisione di Marcela Ivonne Schiaffini e Annalisa Maturo

Mi trovo nel reparto vini di un supermercato e sto sostenendo lo sguardo di sfida di un uomo, con una bottiglia in mano e disposto a tutto. Vi racconterò di come mi sono messo in questa ridicola situazione.
Sono passati più di due anni da quando il coronavirus ha fatto irruzione a sorpresa nelle nostre vite cambiandole per sempre. La speranza riaccesa dal vaccino si è andata sempre più affievolendo con la comparsa di nuovi ceppi che sono sfuggiti a qualsiasi difesa umana. Io ho perso il lavoro nei primi mesi della pandemia, ma non mi lamento: adesso ho una tranquilla e ben remunerata mansione di “okkupatore legale”. Mi pagano per abitare in diverse case e impedire così che vengano okkupate illegalmente. L’aspetto sociale è la cosa peggiore di questa situazione: ho 41 anni e le mie necessità… con l’aggravante che non mi sento a mio agio a usare siti e app per incontri, proprio il metodo che la maggior parte della popolazione ha adottato per cercare compagnia. Così ho iniziato a partecipare alla spesa per single, uno spazio che alcuni supermercati hanno istituito con grande successo commerciale. Devo ammettere che le mie prime visite possono ritenersi dei sonori fiaschi. Nessuna donna ha mai mostrato interesse per il numero in bella mostra sulla bandierina del mio carrello e la possibilità di ottenere un appuntamento ha cominciato a sembrarmi ogni volta più remota. Mi sono così rivolto a un’amica psicologa in cerca di consigli.
«Io davvero non capisco, credo di non essere messo poi così male… ho ancora i capelli, non ho la pancia…»
«No, non sei male… ma qualcosa non va. Immagino che non ci andrai in tuta, vero?»
«No, certo che no. Per chi mi hai preso?»
«E che ti metti?»
«Mah, qualcosa di comodo… un paio di jeans, una polo, un giubbotto…»
«Vedi, in tempi di crisi la cosa migliore da fare è dare l’impressione di essere una persona agiata, che guadagna molto bene ma che non se la vuole tirare. Io ti consiglierei di cambiare il giubbotto con una giacca elegante e di metterti delle sneakers che ti diano un’aria giovanile.»
«Ok, d’accordo. E che altro?»
«Una cosa importantissima. Cosa metti nel carrello?»
«Beh le solite cose, qualche birra, roba surgelata, bibite…»
«Ma sei scemo? Questo farebbe scappare qualsiasi donna con un po’ di cervello. Il tuo carrello deve rispecchiare equilibrio, non deve sembrare un catalogo di cibo spazzatura da scapolone trasandato. Dovresti metterci della frutta, della verdura, qualcosa di fresco, che so, carne o pesce… ma anche elementi che suggeriscano un certo edonismo, che sai goderti la vita. Metti una bottiglia di vino ben in vista: lascia che la donna possa immaginare di condividerla con te.»
«Ah, però! mi lasci senza parole. I tuoi mi sembrano davvero ottimi consigli, ti darò retta.»
«Ah, non dimenticarti di comprare del cibo per cani.»
«Ma io non ho cani…»
«Non fa niente, l’amore per gli animali ci commuove sempre. Fallo.»
«D’accordo, d’accordo…Ma se poi va bene e scopre che non ne ho?»
«Non importa, avrai già superato la prima fase. E potrai sempre inventarti qualcosa… anche che il cane è morto ed è per questo che sei così triste.»
Torno perciò al supermercato agghindato secondo i consigli della mia amica. Faccio qualche giro con il carrello numero 16, mettendoci distrattamente gli articoli raccomandati. Mi accorgo di una ragazza che mi passa accanto. Porta i capelli biondi raccolti in una coda, indossa con stile un tailleur e ha un viso sereno e classico. Bel tipo, elegante, mi piace. Noto con piacere che mi guarda con la coda dell’occhio e intuisco di averle fatto una buona impressione. Così mi avvio alla cassa e chiedo la tessera con il numero 7 del suo carrello, sperando di essere corrisposto. Faccio un altro paio di giri sperando di incrociarla. La vedo nel reparto latticini mentre sceglie uno yogurt greco. Io prendo un buon formaggio per giocare d’anticipo e affiancarmi a lei, aspettando il momento in cui si girerà per sorriderle. Ma lei sta guardando nella direzione opposta, dove si è appena fermato un tipo sui 40 anni vestito con dei jeans, una giacca, polo e scarpe da ginnastica. Nel suo carrello della spesa spicca una confezione grande di cibo per cani. Maledetto stronzo! È evidente che ho davanti un rivale ben addestrato. La ragazza si gira e mi regala un timido sorriso che io mi sbrigo a ricambiare. Ormai il gioco è fatto e mi dirigo alla cassa in attesa dell’agognato match. Mi metto in fila, ma mi rendo conto che manca qualcosa di davvero importante. La ciliegina sulla torta! Vado di corsa al reparto alcolici per scegliere un buon vino. Ma lì trovo l’odioso tipo intento a esaminare una bella bottiglia di Protos crianza. Cazzo! Le sa tutte… Non mi resta che giocare il tutto per tutto, mai lasciarsi intimidire nel momento critico. Lo guardo dritto negli occhi e, lentamente, allungo il braccio per prendere un Pingus, che costa più del doppio. Il tipo non indietreggia. Toglie il Ribera del Duero dal carrello e lo rimette sullo scaffale. Contrattacca con un Ramón Bilbao, riserva del 2015. Testa di cazzo! Dovrei fermarmi qui, il rischio che questo investimento sia rovinoso e improduttivo è altissimo, ma sono incapace di sopportare quel suo sorrisetto di sufficienza, così do il colpo di mano definitivo. Un Vega Sicilia Valvuena, un quarto di quello che al momento guadagno in un mese. Il tipo abbassa lo sguardo e quel semplice gesto mi ripaga di tutto.
Arrivo in cassa con il mio rivale alle calcagna. Ora è il momento di scoprire chi dei due è stato scelto dall’affascinante donna. Entrambi custodiamo in tasca il numero del suo carrello, entrambi speriamo che lei abbia il nostro. Se così sarà, ce lo faranno sapere in maniera discreta.
La nostra desiderata dama sta pagando proprio in questo momento. Consegna alla cassiera una tessera con un numero che non si riesce a vedere bene. Riesco a malapena a controllare i nervi. La ragazza esce da dietro al bancone con la tessera in mano e viene verso di noi. Merda, mi sorpassa! Sorpassa anche il mio rivale e arriva quasi alla fine della fila per bisbigliare qualcosa all’orecchio di una donna robusta sui 40, capelli corti e tratti marcati, che sorride quando capisce cosa è appena successo per poi fare l’occhiolino all’inarrivabile fanciulla. Così quando arriva il mio turno pago religiosamente i 200 euro del vino e cerco la prevedibile smorfia di burla sulla faccia del mio ex rivale, ma l’unica cosa che scorgo è comprensione. Scrolla le spalle rassegnato e alza la sua bottiglia di Rioja prima di imboccare l’uscita. Io, dal canto mio, ho bisogno di trarre qualche vantaggio dalla situazione, perciò, faccio di nuovo il numero della psicologa: mi deve qualcosa.
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Leggi qui il racconto il lingua spagnola.

Link utili:
SEPAR – Società spagnola di pneumologia e chirurgia toracica
Marta Waterme – illustratrice