Mostra “XII Photo IILA” a Roma “Siamo ciò che mangiamo”

Siamo stati per voi al Museo di Roma in Trastevere a visitare la mostra fotografica organizzata dall’Istituto Italo Latino Americano. Resterà aperta fino al 31 ottobre. 

Il tema scelto per la dodicesima edizione era: “Siamo ciò che mangiamo” ispirato ad uno dei 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile che fanno parte dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, ovvero il numero 2, che si prefigge di “porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile”.

Fotografi da vari paesi latinoamericani di età inferiore ai 35 anni hanno presentato i loro progetti: Argentina, Brasile, Colombia, Messico e Uruguay.

Santiago Carmona, colombiano, classe 1990 si è aggiudicato il premio per la sua opera dal titolo Exceso de abundancia, progetto che ha portato avanti dal 2018 al 2020. Santiago quale vincitore del concorso, avrà la possibilità di viaggiare a Roma e proporre un suo nuovo progetto che avrà come tema proprio la Città eterna.

Noi di RomaSantiago, abbiamo voluto contattare direttamente Santiago Carmona per conoscere le sue impressioni circa l’esperienza. Santiago ci ha subito risposto con entusiasmo e vi proponiamo di seguito il suo punto di vista sulla fotografia e il futuro progetto su Roma. 

© Santiago Carmona

Santiago, come hai scoperto la passione per la fotografia? 

La fotografia e la creazione di immagini mi hanno sempre attratto, è una passione e una tecnica che ho sviluppato nel corso degli anni. Sento però che la fotografia è solamente il mezzo o il linguaggio attraverso il quale esprimo al meglio le mie riflessioni e il mio processo mentale. Trovo più importante il contenuto delle immagini che creo: la mia opera fotografica e artistica si colloca nell’ambito della quotidianità come uno spazio ricco in dinamiche sociali, culturali e politiche. La nostra quotidianità è uno spazio sommamente politico. Le decisioni più semplici come cosa mangiamo, cosa gettiamo e come ci relazioniamo con ciò che ci circonda si convertono in vere e proprie riflessioni personali che definiscono il nostro ruolo nella società. È riflettendo sull’importanza della quotidianità che ho sviluppato la mia passione per la fotografia. 

È passato più di un anno dal premio, cosa ha rappresentato per te? Soprattutto considerando il periodo storico che stavamo vivendo.

In tutti i periodi storici si sono succeduti eventi che hanno cambiato il percorso dell’umanità.  La storia si è andata tessendo con gli avvenimenti di ogni giorno. Alla nostra generazione è toccato vivere un’epoca senza precedenti: la pandemia ci ha fatto ripensare sul nostro ruolo nel mondo e sul come ci relazioniamo con esso e con gli altri. Ci ha obbligati a mettere in dubbio le nostre strutture sociali. La pandemia in America Latina ha avuto conseguenze devastanti, molte persone non riescono ad avere le risorse per assicurarsi da mangiare. È lì che un progetto come Exceso de abundacia assume valore e ci fa riflettere sulle dinamiche alla base del quanto mangiamo e quanto gettiamo. La sicurezza e la sovranità alimentare sono realmente assicurate in un territorio così disuguale come l’America Latina? Che politiche hanno adottato i governi per assicurare il cibo a tutta la loro popolazione? Aver vinto il premio dell’Istituto Italo Latino Americano in questo momento storico fa sì che ci si ponga molte domande e si rifletta e questo arricchisce il mio progetto e le discussioni intorno a quanto mangiamo. 

Qual è il tema sul progetto di Roma? Cosa hai scelto di rappresentare?

I miei progetti nascono con un esercizio di osservazione e di deriva, qualcosa che facciamo tutti quando arriviamo in un posto nuovo e abbiamo quello sguardo ludico e stupito tipico di chi guarda qualcosa di nuovo. Mi immagino che camminerò per le strade di Roma, parlerò con le persone che incontrerò, presterò attenzione ai piccoli dettagli di ogni strada, proverò il cibo, cercherò di relazionarmi con il posto. Solo così potrò rendermi conto di quale sarà la situazione che richiamerà la mia attenzione e ne approfondirò lo studio. Sicuramente questo progetto si svilupperà in uno spazio che riflette la cultura popolare e sarà a contatto con le persone reali del posto. 

Fare il fotografo in Colombia e in America Latina. Dicci di più.

La Colombia e l’America Latina sono territori sommamente ricchi da qualunque lato si osservino: abbiamo un gran potenziale creativo, culturale, sociale, naturale, etc, ma queste ricchezze non ce le siamo sapute godete perché ancora abbiamo problematiche sociali da risolvere. La Colombia è un paese relativamente giovane, abbiamo ottenuto l’indipendenza da 200 anni e le conseguenze della colonizzazione, le razzie e la schiavitù spagnole ancora si vedono riflesse nella situazione politica, sociale e la violenza che viviamo. Questo è un debito che Spagna e Europa hanno con l’America Latina. È per questa ragione che attraverso la mia opera fotografica provo a far riflettere sulla nostra situazione attuale. Sono nato in America Latina e ho una mentalità latinoamericanista e anticoloniale che si rispecchia nella mia opera fotografica. 

Oltre al progetto vincitore, una delle foto che più ci ha colpito è quella della fotografa brasiliana Ana Caroline de Lima, opera dal titolo Conhecimento tradicional davvero impattante dal vivo. 

© Ana Caroline de Lima, Conhecimento tradicional

Di nuovo, un ringraziamento speciale a Santiago Carmona che direttamente dalla Colombia supporta il progetto RomaSantiago

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