Articolo di Nicolás Bernales del 23 novembre 2021 pubblicato su El Mostrador
Traduzione di Marcela Ivonne Schiaffini: Revisione di Sabrina Pino
Di tanto in tanto Santiago Elordi appare in modo misterioso per poi sparire.
O non si fa vedere proprio e lascia solo una traccia, della quale non ci renderemmo nemmeno conto se non fosse per una qualche intervista occasionale su giornali dove ancora si pubblica cultura. O semplicemente lascia un libro che ti ritrovi fra le mani in modo altrettanto singolare. Torna al suo lontano rifugio in Cile?
La sua ultima apparizione ha le sembianze di un libro arancione della casa editrice Pequeño Dios. Casa editrice che dichiara avere come mission: “riscattare i nostri eroi dimenticati e dare risalto alle nuove voci che colonizzeranno l’America. Gli imperi cadono, ma i poeti e i loro mondi immaginari resistono.”
Il libro arancione è “La ballata di Candy Lips e un poema in Bolivia”. Precedentemente aveva pubblicato i romanzi “Seven” e “La Panamericana” con la casa editrice spagnola La Huerta Grande, romanzi ingiustamente dimenticati nel nostro Paese. E se li nomino è perché in un modo o nell’altro sono legati alla poesia dell’autore. “Né dentro né fuori” ripete il protagonista di Seven, il vecchio McGregor, come filosofia di vita.
Non sono a conoscenza di un registro, nella tradizione cilena né latino-americana, di una poesia amorosa fra epica e lirica come nel caso di questo libro. Siamo abituati a un tipo di poesia d’amore dove un narratore soggettivo tira fuori i suoi sentimenti. Non è questo il caso, Elordi gioca con il mito dell’androgino, quell’essere, diviso in due dalla rabbia di Zeus. Separato in uomo e donna, dando vita a una ricerca eterna, minacciato da una possibile sconfitta. Nella “ballata”, la coppia è simultanea, uno non prevarica l’altro. È la storia di due amanti in viaggio, esposti alle sfide dell’esistenza.
È una difesa dell’a-mor (non morte), in un contesto di relazioni liquide senza impegno. In qualche modo, si aggrappano al passato, come insurrezione ai tempi odierni.
Sin mapas, sin radar ni carta astral
Sacamos algunas conclusiones:
De nada sirve prender velas
conocerse a sí mismo
de nada sirve subir
las pirámides Maya Quiché
si no tienes o llevas un amor en la ruta.
Con un ritmo sincopato, sprovvisto di restrizioni metriche o rime rigorose, ci rendiamo conto che quel ritmo ci trasporta come lettori alla sensazione di viaggio. Avvertiamo il succedersi degli eventi, del cambio di luogo, a volte di tempo. Ma non basta con la successione degli istanti. Sullo sfondo, in quella seconda dimensione che soggiace sotto le immagini, si sviluppa un processo la cui unità si può cogliere attraverso l’esperienza interiore. La complementarità del viaggio e l’amore, nel senso della poesia trovadorica, ma in forma moderna, di geografie riconoscibili e a volte distopiche.
Éramos peregrinos del ansia
(…)
Abajo las ciudades sangran, cariño
Nos dijimos y bajamos a mirar.
Eran chicos máquinas
Aplastados como bolsas en la carretera
Ne “La ballata di Candy Lips”, come ne “Un poema en Bolivia”, la coppia sorvola un contesto geopolitico instabile, causato dall’uomo stesso. Sorvola i disastri ambientali, l’intrusione della tecnologia nella nostra vita, l’ubiquità finanziaria, la disumanizzazione.
Non alla ricerca di risposte o soluzioni. È il viaggio degli amanti (di tutti quelli che restano) a prescindere dal contesto, dove c’è mito, leggenda, metafisica e paesaggio.

Questi sono ancora capaci di generare un canto, una canzone ridotta a poema. Questo è quello che fa Elordi: descrivere il viaggio di una coppia di amanti, ricordandoci che c’è una relazione indissolubile tra scrittura e amore. Cosa da non poco di questi tempi, in cui la scrittura è concentrata sulla ricerca di certezze, di correzione morale e la forma di spurgare le nostre mancanze del passato.
Gli amanti non sempre si salvano, o molte poche volte ci riescono, ma in quel viaggio c’è qualcosa di necessario e liberatorio. Corrono in contro al castigo degli dèi, in cerca di “atiy”, “potere” in quechua. In cerca della possibilità di vincere una battaglia, non così la guerra. E così, diventano senza tempo come i miti.
Fue horroroso lo que vi.
Mi amor se desmaterializó en el aire
Desapareció entre nubes y estallidos.
Y sin ella la nave se hizo inmensa
Se volvió incontrolable.
(…)
Es la manera de recordar
que anduvimos buscando atiy
De no dejarse alcanzar, desaparecer con el fuego.
Nella box esiste l’allenamento “a vuoto” che consiste nel fermarsi di fronte a un muro e tentare di colpire la proiezione del proprio corpo, quella che viene intercettata dalla luce. Così immagino Santiago Elordi, nel suo rifugio lontano dal Cile, mentre scrive questa ballata, questa storia, questo romanzo ridotto a poesia. Lo immagino a dare battaglia, a volte disperatamente, per l’amore come motore ed essenza della condizione umana.
E ora un po’ di storytelling e ringraziamenti…
Ringrazio Nicolás Bernales, giornalista e scrittore cileno che ho avuto la possibilità di conoscere in queste settimane. Scrive di letturatura su El Mostrador il primo quotidiano cileno interamente digitale e mi ha concesso di pubblicare questo suo articolo sulla raccolta di poesie che mi ha tenuto compagnia e di cui ho potuto apprezzarne la traduzione verso l’italiano durante la mia quarantena.
L’edizione italiana de “La ballata di Candy Lips e un poema in Bolivia” di Santiago Elordi è disponibile in Italia grazie a Edizioni Ensemble, casa editrice indipendente romana e grazie alla superba traduzione di Valentina Tomassini autrice fra l’altro di una prefazione sublime e semplicemente perfetta.

Vi invitiamo a seguire El Mostrador sui social: Twitter – Instagram – Facebook